Anche in Italia la terapia per ridurre del 50% il rischio di morte nei diabetici

Per informazioni chiamare lo 06 4873984

I risultati a 5 anni di uno studio americano

Diabete

diabeteIl diabete è una malattia in cui il tasso di zucchero nel sangue (la glicemia) è aumentato rispetto ai valori normali, colpisce 3,4 milioni di italiani (dati ISTAT).
Si differenzia in diabete insulina dipendente o di tipo1 e non insulina dipendente o di tipo2. Tra le persone obese, la malattia colpisce più le donne rispetto agli uomini. Il diabete tipo2 così detto alimentare o dell’adulto, è spesso legato ad una squilibrata alimentazione ed anche alla predisposizione genetica. Esso è maggiormente diffuso nelle regioni del Mezzogiorno.
La malattia negli anni produce il danno progressivo di vari organi tra i quali gli occhi, il cuore, i reni, i vasi delle gambe. I quadri caratteristici di queste lesioni sono la retinite diabetica, la miocardiopatia diabetica, l’insufficienza renale, l’arteriopatia periferica diabetica. Le complicanze di queste affezioni sono la cecità, l’infarto miocardico, l’insufficienza renale grave sino all’emodialisi e la gangrena con l’amputazione più o meno estesa delle dita, dei piedi o delle gambe.
La letteratura è concorde che l’evoluzione della malattia sia legata al suo effetto deleterio sui vasi di tutti gli organi e in primis su quelli più piccoli cioè quelli della microcircolazione. Il danno di questi piccoli vasi provoca le lesioni delle pareti di quelli di calibro maggiore e di conseguenza il danno della funzionalità degli organi maggiormente colpiti dal diabete.
Nella popolazione italiana, la causa di morte principale per malattia è legata alle complicanze delle patologie cardiovascolari, l’ictus cerebrale e l’infarto miocardico. La prevalenza di infarti del miocardio nei soggetti diabetici rispetto ai soggetti non diabetici è circa il doppio. La prevalenza di infarti miocardici negli uomini diabetici è, a qualunque età, sempre maggiore che nelle donne.

La terapia chelante

La terapia chelante usa delle sostanze, sia naturali che chimiche, per legare i minerali tossici accumulatisi nel corpo umano ed eliminarli prevalentemente attraverso il rene. Il farmaco più efficace è l’acido etilen-diamino-tetra-acetico, EDTA. Esso venne usato per la prima volta in medicina negli anni ’50 per disintossicare dal piombo i lavoratori che usavano le vernici, ma subito dopo si scoprì che era molto efficace anche sulle malattie cardiache quali l’angina pectoris (NE Clarke 1956). Oltre che nelle malattie cardio-vascolari l’EDTA è efficace anche nelle malattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla. Il sua azione di chelazione su metalli come il calcio, ferro, piombo e cadmio ha un notevole effetto anti radicali liberi, di miglioramento della microcircolazione e di disintossicazione dei vari organi ed apparati.

Lo studio TACT del Prof. Lamas

ProfLamasI farmaci antidiabetici, anche se molto efficaci sul contenimento della glicemia, lo sono meno sulle sue complicanze ed è per questo che il Prof. Gervasio Lamas, Direttore del dipartimento di Cardiologia del Mont Sinai Hospital di Miami e docente alla Columbia University, ha iniziato nel 2002 lo studio TACT (Trial to Assess Chelation Therapy), durato 10 anni e condotto in doppio cieco su 1708 pazienti diabetici e non diabetici che avevano avuto un infarto del miocardio. La cura prevedeva la somministrazione di una fleboclisi settimanale del chelante EDTA per un ciclo di 40 sedute. L’obiettivo primario dello studio era di indagare quanti tra i pazienti trattati con infusioni di EDTA rispetto a quelli che avevano ricevuto solo infusioni di placebo, ossia senza l’EDTA, morissero dopo cinque anni dall’inizio del trattamento. I risultati sono stati sorprendenti. Dopo 5 anni, le morti nel gruppo dei pazienti diabetici trattati con EDTA sono state la metà rispetto ai decessi nel gruppo di controllo dei diabetici che avevano ricevuto solo il placebo.

Lo studio TACT 2

diabete2Il risultato è stato così importante che nel 2016 al Prof. Lamas sono stati accordati altri 36 milioni di dollari per continuare il suo studio, questa volta, su 1200 pazienti ma solo diabetici e con pregresso infarto. Questo nuovo studio nasce per ottenere il riconoscimento della terapia con EDTA da parte della FDA, l’Agenzia per il farmaco americana, per il trattamento dei pazienti con diabete che abbiano avuto un infarto del miocardio.

La terapia chelante in Italia

In Italia la terapia chelante con EDTA è stata introdotta da un gruppo di pionieri nel 1984 che hanno fondato la Società Italiana di Terapia Chelante. Vari centri sono attivi sin d’allora su tutto il territorio nazionale anche nella famosa “terra dei fuochi”. Negli ultimi 30 anni numerosi studi scientifici sono stati condotti dai medici di questa società sia su pazienti affetti da malattie cardio vascolari che da malattie neurodegenerative.

Per ulteriori informazioni e la bibliografia si rimanda a:

www.sandromandolesi.it , Facebook: @StudioMedicoMandolesi, terapiachelante.it

References

1: Ujueta F, Arenas IA, Yates T. EdetateDisodium-Based Treatment in a Patient With Diabetes and Critical Limb IschemiaAfter Unsuccessful Peripheral Arterial Revascularizations: A Case Report. ClinDiabetes. 2019 Jul;37(3):294-297.
2: Ujueta F, Arenas IA, Escolar E. The effect of EDTA-based chelation on patients with diabetes and peripheral artery disease in the Trial to Assess Chelation Therapy (TACT). J Diabetes Complications. 2019 Jul;33(7):490-494.
3: Calderon Moreno R, Navas-Acien A, Escolar E, et al. Potential Role of Metal Chelation to Prevent theCardiovascular Complications of Diabetes. J Clin Endocrinol Metab. 2019 Jul1;104(7):2931-2941
4: Ujueta F, Arenas IA, Diaz D. Cadmium level and severity of peripheral artery disease in patients with coronaryartery disease. Eur J Prev Cardiol. 2019 Sep;26(13):1456-1458.
5: Diaz D, Fonseca V, Aude YW. Chelation therapy to preventdiabetes-associated cardiovascular events. Curr Opin Endocrinol Diabetes Obes.2018 Aug;25(4):258-266.
6: Issa OM, Roberts R, Mark DB, et al. Effect of high-dose oral multivitamins and minerals in participants not treated with statins in the randomized Trial to Assess Chelation Therapy (TACT). Am Heart J. 2018Jan;195:70-77.
7: Arenas IA, Navas-Acien A, Ergui I. Enhanced vasculotoxic metalexcretion in post-myocardial infarction patients following a single edetatedisodium-based infusion. Environ Res. 2017 Oct;158:443-449.
8: Aneni EC, Escolar E, Lamas GA. Chronic Toxic Metal Exposure and CardiovascularDisease: Mechanisms of Risk and Emerging Role of Chelation Therapy. CurrAtheroscler Rep. 2016 Dec;18(12):81. Review.
9: Lamas GA, Navas-Acien A, Mark DB, et al. Heavy Metals, CardiovascularDisease, and the Unexpected Benefits of Chelation Therapy. J Am Coll Cardiol.2016 May 24;67(20):2411-2418.
10: Lamas GA, Ergui I. Chelation therapy to treat atherosclerosis, particularlyin diabetes: is it time to reconsider? Expert Rev Cardiovasc Ther. 2016Aug;14(8):927-38.
11: Lamas GA, Issa OM. Edetate Disodium-Based Treatment for Secondary Prevention in Post-Myocardial Infarction Patients. Curr Cardiol Rep. 2016 Feb;18(2):20.
12: Lamas GA. Cardiology Patient Page. Chelation therapy: a new look at an oldtreatment for heart disease, particularly in diabetics. Circulation. 2015 May26;131(21):e505-6.
13: Peguero JG, Arenas I, Lamas GA. Chelation therapy and cardiovascular disease:connecting scientific silos to benefit cardiac patients. Trends Cardiovasc Med.2014 Aug;24(6):232-40.
14: Avila MD, Escolar E, Lamas GA. Chelation therapy after the trial to assesschelation therapy: results of a unique trial. Curr Opin Cardiol. 2014Sep;29(5):481-8.
15: Mark DB, Anstrom KJ, Clapp-Channing NE, et al. TACTInvestigators. Quality-of-life outcomes with a disodium EDTA chelation regimenfor coronary disease: results from the trial to assess chelation therapyrandomized trial. Circ Cardiovasc Qual Outcomes. 2014 Jul;7(4):508-16.
16: Lamas GA, Boineau R, Goertz C, et al. EDTA chelation therapy alone and in combination with oral high-dose multivitamins and minerals for coronary disease: The factorial group results of the Trial to AssessChelation Therapy. Am Heart J. 2014 Jul;168(1):37-44.e5.
17: Lamas GA, Boineau R, Goertz C, et al. TACT (Trial to Assess ChelationTherapy) Investigators. Oral high-dose multivitamins and minerals aftermyocardial infarction: a randomized trial. Ann Intern Med. 2013 Dec17;159(12):797-805. P
18: Escolar E, Lamas GA, Mark DB. et al. The effect of an EDTA-based chelation regimen on patients with diabetes mellitus and prior myocardial infarction in the Trial to Assess Chelation Therapy (TACT). CircCardiovasc Qual Outcomes. 2014 Jan;7(1):15-24. 19: Lamas GA, Mark D, Lee KL. Chelation therapy and cardiovascular outcomes–inreply. JAMA. 2013 Jul 24;310(4):431-2.
20: Lamas GA, Goertz C, Boineau R, et al. TACT Investigators. Effect of disodium EDTA chelation regimen on cardiovascular events in patients with previous myocardial infarction: the TACT randomized trial. JAMA. 2013 Mar 27;309(12):1241-50. .
21: Lamas GA, Goertz C, Boineau R, et al. Design of the Trial to Assess Chelation Therapy (TACT). Am Heart J. 2012Jan;163(1):7-12.
22: Ferrero ME. Rationale for the Successful Management of EDTA Chelation Therapy in Human Burden by Toxic Metals. Biomed Res Int. 2016

23: Knudtson M, Galbraith PD. Chelation therapy for ischemic heart disease: a randomized controlled trial. JAMA 2002; 287:481–486.

24: Dans AL, Tan FN, Villarruz-Sulit EC. Chelation therapy for atherosclerotic cardiovascular disease. Cochrane Database of Systematic Reviews 2002,

25: Guldager B, Jelnes R, Jørgensen SJ, et al. EDTA treatment of intermittent claudication—a double-blind, placebo-controlled study. J Intern Med 1992; 231:261–267.

26: van Rij AM, Solomon C, Packer SG, Hopkins WG. Chelation therapy for intermittent claudication: a double-blind, randomized, controlled trial. Circulation 1994; 90:1194–1199.

27: G. G. Frau, M. Ballo, M. Marchetti: trattamento con mgna2 EDTA degli arteriopatici al III – IV stadio. Minerva Cardioangiologica Vol 19 – Suppl. 1 – Marzo ’94

28: Mandolesi S, Ballo M, et al: Etude capillaroscopique des effects de l’EDTA chez les patients artèritiques. Act. Med. Int. – Angiologie (7) , 1096 – N°111, Fevrier 1990